Èl sgner Pirein/I bigliett dla luttarì
I BIGLIETT DLA LUTTARÌ
edit_Caressum sgner Derettòur!_
Mo el j ein vaghi coss quèsti, dseva quèl sart ch' pruvava el brag a Bergunzòn[1], che non si abbia d'avere un momento di pace! Finè onna sòtta ql'altra e via che la vadi che è un vero piacere... Se ci dicco che al mondo quando si nasse disgraziati, sarebbe meglio tornare indietro... in ti n'i mod per quello che si gioisse, si è sempre a tempo, l'è quèl che dice sempre la mia Lucrezia ed ha ragione, come l'ho anch'io. Non faccio per farmi l'apologia, che an j è dùbbi che a sia ed quî dai reclam, comme dicono adesso, a quelli che si arampigano da per tutto...; mo non faccio del male neanche ad una mosca... d'inverno spezialmèint... e sissignore che trovo sempre della gente ch'em tol a streina, a bruciaticcio, e mi perseguita vitta natural durante! Mo che senti cossa mi capita. L'era un pzulètt che quel ragazzi mi stavano dietro dicendomi: vadi là babbo comperi i biglietti della lotteria di Verona, che si può vincere per fino 20 lire... e a dirla, non parlavono a un sòurd, come dice l'averbio, perchè i giuochi d'azzardo sono la mia pasione e anzi, quant a mi trov, non guardo alla spesa, che tùtt i ann per la lotteria dèl giovedè grass, am acquistava èl mî brav bigliètt[2] in sozietà con la mî famèja e a dir la verità però quelli che lì della lotteria di Verona erano bellini l'è vèira, ma j eren anch carùzz, una lira l'ùn che capiranno che può essere anche un discapito per chi non abbia che 19 soldi.
Basta, io però a stava sempre in cerca per vèdder di avere qualche facilitazione, e un dè che transigevo per Via Rizzoli, a vèdd in mòstra dal tabaccaio delle Spaderie dei biglietti che erano andati piuttosto giù di colore a star lì alla polvere ed alle intemperie.
Io che sono filosofo, a fazz, nel mio interno, a degh: quelli che li è certo che a una sibizione diminuita me li ammollano che non ci par vero, e a m'inòulter int èl negozi e dicco: scusi, il prezzo ristretto di quei bigliettini che lì? A j è poch ed prezi ristrètt, mi si risponde: un franco l'uno. — Va bene pei nuovi, a degh me, ma non vede quelli in mostra come sono deperiti nel colore, e qua e là, col debito rispetto, vi sono delle evacuazioni moscovite?
Per tutta risposta mi si gettano a riddere in faccia come avessi detto una facezia! Io faccio le mie giuste creminazioni... e loro si macellano sempre più dal riddere... e me ne vado col sorriso della compassione sopra i labbri, che voleva proprio dire: Poveretti si capisse che non mi capite!! Ma non per questo avevo dimesso il pensiero. Picchiate, picchiate e sarete aperto, com suzzèss a quèl ch' j spaccon la tèsta, e anch'io feci lo stesso.
A dess colla mia famiglia... — Abbiate piacenza, lasiamo pasare la smania della lotteria, e vedrete che li avremo a prezzi ridotti.
E quando me la sono messa in testa, dseva quèl ch' s'incollava la pirocca, è difficile che me la levino.
La mia idea fitta l'era dònca di volere dei biglietti di Verona a prezzo più basso. Infatti la decorsa settimana a pass per via Broccaindosso e a vèdd due monelli che si divertivano a zugar con questi biglietti, e ne dovevano avere otto o dieci e favano conto ed zugar al cart. Ecco Pirein, mi dicco in un orecchio, il parmense ti cade sui maccheroni, e mi avvicino con disinvoltura ai ragazzetti esclamando: oh che bei bigliettini! Scommetto che se vi dò mezzo franco cadauno me li cedete eh?
E poi mi venne lo scrupolo di dire: abuserei forse della sua inespertezza? Sarebbe per caso un caso di truffa fraudolenta come diccono alla Corte d'Assisie? e allora aggiunsi: badà che so che costano un franco, ma j ein tant strafugnà che per quel prezzo l'è diffezil vèndri.
Il maggiore di quell'altro, mi risponde: Mo ci pare, ce li diamo anche per niente, capirà noi ci siamo divertiti abbastanza e li rigettiamo via.
Allora mi son creduto nei propri deritti di accettarli pel prezzo suddetto, piuttosto che lasciarli finire nel rusco, e a j ho sbursà cinque lirette.
Vado a casa feliz e cuntèint, per la bazza comme sopra e scadagnon può ben di leggeri figurarsi la gioja dell'intera famiglia.
L'Ergia che come sassi l'è la più struvita, chè l'è arliva del scol ormal, la dis: Babbo per vedere se abbiamo vinto bisogna andar dal sgner Bus, dal signor Buchi, che fa il cangia-valute lì in principio del portico lì presso Scagliarini il cappellaio.
Non me lo faccio dire duve volte, e vado filato da lui, e faccio, dicco:
— Che scusi bene, arêl la pazenzia ed guardarum a sti bigliett di Verona, che a j ho cumprà stamatteina? Non avevo finito la parola, che lui si teneva duro l'epa tanto scrichiolava dalle risa... esclamando:
— Mo, stamatteina cossa? S' l'è un mèis che la vendita è finita, e la luttarî è già stata estratta... mi dispiace dirle che lo hanno mistificato, questa è carta sporca... e niente altro!!!
I vomini di spirito si riconoscono alle circostanze, e me mi hanno appunto riconosciuto quando riprendendo i miei biglietti, me li sono rimessi in saccoccia digand: benone, i sran bon pr'impiar la peppa. Si figurino che fra le altre cose da dòp che a sòn al mònd a n'ho mai spèis un zentesum nè in pepp, nè in bucchein, e gnanch in zigal; insomma il fummo in genere mi rivolge lo stomaco, scusino, ma è così. La cossa però era spiritosa lo stesso e fece furore...
Come po quî ragazzû avessero ancora dei biglietti mentre avevano già fatta l'astrazione, quèst è quèl che nè io, nè la mia famiglia arriveremo mai a capire.
Mo, al dè d'incû zo, bisògna asptarsli tùtti, com dseva quèl cuntadein che i polisman cunduseven in Palazz.
Dal rèst però, s' crèddni che a brusa? com dseva quèl rustezz moi... e tersuà a lòur sgnòuri.
Dall'_Ehi! ch'al scusa..._, 26 aprile 1884.