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assunta a livello statale dal Ministero degli Interni austro-ungarico, il quale operava attraverso i governatorati provinciali, i capitanati ed i comuni. Prima dell’inizio delle ostilità si trasferì a Vienna pure la Giunta provinciale per la contea di Gorizia-Gradisca che costituì il Comitato per gli aiuti ai profughi del sud e l’Ufficio informativo. A provvedere principalmente agli oltre 50’000 profughi rimasti nella Kranjska fu l’Agenzia per i profughi goriziani di Ljubljana, che si occupava della posizione materiale dei profughi permettendogli così di rimanere in Slovenia. Secondo i dati dell’Ufficio per il territorio occupato, istituito il 29 ottobre 1918 nell’ambito del Narodni Svet (Consiglio nazionale) di Ljubljana dopo la proclamazione dello Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi - ufficio che si occupava degli Sloveni rimasti al di fuori del confine della nazione madre - nell’ambito del nuovo stato jugoslavo sarebbero rimasti ancora circa 15’000 profughi.

Itprofughi sloveni che non potevano restare tra i propri connazionali dovettero venir trasferiti nei campi profughi di Steinklamm presso St. Pölten, di Gmünd sul confine ceco, di Wagna presso Leibnitz, di Strnišče presso Ptuj e di Bruck an der Leitha, dove si trovava il centro dei profughi sloveni. Dopo l’offensiva sul Piave, nell’ottobre del 1918, e la disfatta dell’esercito austroungarico il Comitato provinciale mise a punto un piano per il rimpatrio dei profughi sloveni. Quest’ultimi fecero ritorno in patria attraverso il campo di raccolta di Strnišče presso Ptuj, località in cui durante il periodo bellico avevano trovato spazio ospedali militari di riserva, un campo militare di prigionia e più tardi un campo profughi. Entro il 1922, anno in cui il campo venne chiuso, i profughi sloveni tornarono alle proprie case distrutte. Dopo aver occupato i territori austro-ungarici, l’esercito italiano ne organizzò l’amministrazione provvisoria. In base all’articolo 43 della Quarta convenzione della Seconda conferenza di Aja del 1907, le autorità di occupazione italiane avevano l’obbligo di garantire l’ordine e la quiete pubblica nei territori occupati e di ordinare la vita pubblica secondo le possibilità esistenti. Per queste ragioni il 29 maggio 1915 il Comando Supremo italiano istituì il Segretariato generale per gli Affari Civili che rappresentava nel contempo sia l’autorità centrale che quella provinciale, la quale veniva esercitata anche attraverso i Commissariati Civili, che costituivano l’organo amministrativo dei distretti politici. I comuni sloveni occupati facevano parte del Commissariato Civile per il distretto politico di Gradisca d’Isonzo e del Commissariato Civile per il distretto politico di Tolmin con sede a Kobarid, che comprendeva i villaggi dell’Alto Isontino. Le condizioni particolari (le operazioni

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