citamente indicata nei contratti la quota giornaliera di tabacco che gli impresari dovevano corrispondere agli operai.
È evidente che tutto ciò assecondava le aspettative di mercanti e fermieri, fiduciosi di conseguire rapidi profitti e disposti a rilevanti esborsi, con forti anticipi, pur di vincere la concorrenza degli avversari. Basti un esempio. Nel 1718 la condotta venne aggiudicata per un sessennio a Domenico Pedretti. Secondo l’impresario e i magistrati veneziani in quegli anni si verificò una rilevante contrazione delle vendite presso le botteghe della Ferma, sia per una repentina espansione del contrabbando sia per una ulteriore diffusione della coltivazione di frodo del tabacco, lungo le dorsali alpine e prealpine. Ma, come verificò un magistrato veneziano dallo spoglio della contabilità del Pedretti, nonostante le perdite e i mancati guadagni la condotta aveva garantito un utile, al netto di ogni spesa e onere, di oltre 180’000 ducati,[17] cioè quasi il 20% del capitale investito, una remunerazione, difficilmente ottenibile in altri comparti produttivi e finanziari.
D’altra parte il rapido aumento del consumo e del prezzo del tabacco venduto nelle botteghe della Ferma - passato in pochi decenni da 4 a 24 soldi la libbra nelle confezioni in foglia e da 6 a 30 per quelle in polvere - avevano favorito un notevole sviluppo del contrabbando e della coltivazione abusiva, che si erano sviluppati nei distretti montuosi e soprattutto nei comprensori a ridosso dei confini.
Innanzitutto esisteva un commercio clandestino esercitato da una folla variegata di persone isolate, costituita da contadini, pastori, taglialegna, carbonai, vagabondi e girovaghi che si dedicavano saltuariamente a questo traffico, rientrando generalmente alle occupazioni abituali dopo una fortunata spedizione, una folla ingrossata periodicamente dagli emigranti quando alla fine della primavera rientravano nei paesi d’origine. Si trattava di un contrabbando di vaste proporzioni per il numero delle persone coinvolte, difficilmente controllabile e perseguibile, destinato ad alimentare con mille rivoli tutto il «dannatissimo traffico».
Alcune decine di libbre, nascoste in un fagotto o riposte tra indumenti e mercanzie potevano costituire un ottimo investimento e un importante reddito aggiuntivo al bilancio familiare. Acquistato a 14-20 soldi la libbra, il tabacco poteva essere smerciato ad un prezzo estremamente favorevole, tenuto conto che l’appaltatore era tenuto a corrispondere all’erario poco meno di 50 soldi per libbra.
Di conseguenza, una spedizione di pochi giorni poteva garantire ad un