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22 Cfr. David S. Reher, Perspectives on the Family in Spain, Past and Present, Oxford 1997, pp. 140-146, e Mary J. Dobson, Contours of Death and Disease in Early Modern England, Cambridge 1997, pp. 160-187, 493-506.

23 Da un punto di vista spaziale, non va dimenticata l’esistenza di differenze considerevoli all’interno della stessa montagna alpina - differenze regionali (ad esempio, tra le Alpi austriache e le Alpi austriache) e ancor più differenze altimetriche tra basse, medie e alte valli. Di regola, ci si può attendere una diminuzione della mortalità, e una corrispondente diminuzione dei tassi di natalità, quanto più si sale verso le alte valli: anche se gli studi sono ancora poco numerosi, è pertanto probabile che demograficamente le popolazioni di molte basse valli differissero solo lievemente da quelle delle pianure, pur appartenendo di pieno diritto a quella che siamo soliti definire la «montagna» sia per cultura sia per organizzazione socio-economica. Da un punto di vista temporale, invece, occorre non dimenticare che ben prima delle grandi trasformazioni del 20 secolo le Alpi hanno conosciuto in più occasioni variazioni considerevoli nel rapporto tra popolazione e risorse, dovute a cali rapidi della mortalità di cui non sempre sono chiare le cause, a fluttuazioni dei livelli di fecondità, ad aumenti della produttività agricola resi possibili dall’introduzione di nuove coltivazioni. E non vanno ovviamente dimenticate le influenze che sulla demografia di molte vallate hanno esercitato le alterne fortune delle attività commerciali, industriali (minerarie) e protoindustriali che in misura diversa, ma talvolta notevole, si sono affiancate o sovrapposte all’agricoltura e all’allevamento. Sulle cautele da adottarsi nei confronti della nuova ortodossia si veda più diffusamente Pier Paolo Viazzo, «La demografia delle Alpi: caratteri generali e implicazioni socio-economiche», in: Enrico Pelucchi (a cura di). Identità e ruolo delle popolazioni alpine tra passato, presente e futuro, Sondrio 1997, pp. 37-46.

24 Lorenzetti, «Evolution des comportements démographiques» cit., p. 83.

25 Cfr. Albera, «L’emigrante alpino» cit., p. 201: Laurence Fontaine, Histoire du colportage en Europe, XVe-XIXe siècle, Paris 1993, pp. 121-123: e, della stessa Fontaine, «Gli studi sulla mobilità in Europa» cit., pp. 744-745, e più recentemente «Migrazioni alpine, mercato del lavoro ed organizzazione sociale del lavoro in età moderna», in: Giorgio Ferigo, Alessio Fornasin (a cura di), Cramars. Emigrazione, mobilità, mestieri ambulanti dalla Carnia in Età Moderna, Udine 1997, pp. 24-25.

26 Lorenzetti, «Evolution des comportements démographiques» cit., pp. 91-99.

27 Anderson, «Migration and Nuptiality» cit., pp. 141-142.

28 Jean-Pierre Poussou, «Migrations et mobilité de la population en Europe à l’époque moderne», in: Jean-Pierre Bardet, Jacques Dupàquier (a cura di), Histoire des populations de l’Europe, vol. 1, Paris 1997, pp. 269-286.

29 Si vedano ad esempio i saggi riuniti nel numero monografico del Bulletin du Centre Pierre Leon d’histoire économique et sociale (1992/2-3-4) dedicato a Les mobilités, e in particolare le osservazioni di carattere comparativo di Laurence Fontaine, «Introduction: mobilités», ibidem, pp. 5-12, nonché l’ampia «Bibliographie: mobilité dans l’espace alpin / Mobilität in Alpenraum», in: Histoire des Alpes [...] 1997/2, pp. 159-170.

30 Anderson, «Migration and Nuptiality» cit., pp. 155-157.

31 FI. J. Habakkuk, «Family Structure and Economic Change in Nineteenth-century Europe», in: Journal of Economic History 15, 1955, pp. 1-12.

32 Laurence Fontaine, «Devoluzione dei beni nelle valli alpine del Delfinato (XVII-XVIII secolo)», in: Quaderni Storici 20, 1995, pp. 135-154.

33 John W. Cole e Eric R. Wolf, The Hidden Frontier. Ecology and Ethnicity in an Alpine Valley, New York 1974; Robert M. Netting, Balancing on an Alp cit.

48 HISTOIRE DES ALPES - STORIA DELLE ALPI - GESCHICHTE DER ALPEN 1998/3 37