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ha di fatto vanificato il progetto iniziale, perché sono cambiati i luoghi, ma l’esperienza migratoria ha cambiato anche i protagonisti. Quella che in molti casi è divenuta una vita di qua e di là, caratterizzata dal bilocalismo e da appartenenze transnazionali, ha sovente comportato il prezzo di essere né di qua né di là.

Le contraddizioni messe in luce dal ritorno risultano visibili con chiarezza nel racconto e nell’esperienza degli emigranti trentini e valtellinesi, bergamaschi e biellesi. Il rientro dopo lunghe assenze si è configurato per tutti costoro come il coronamento del progetto migratorio, gravato tuttavia da un groviglio di sentimenti e percezioni contrastanti. In primo luogo lo sguardo di chi è rimasto, che vede in chi ritorna un estraneo, e la correlata latente rivalità che si stabilisce fra chi è partito e chi è restato, alimentata dall’ interrogativo su chi se la passa meglio, con dinamiche ben messe in luce da Baldassar.[40] In secondo luogo l’inevitabile contraddizione fra il qui e il là, e per taluni la sconcertante scoperta che il posto dove per tutta la vita si è desiderato tornare non è all’altezza delle aspettative, e che forse la casa vera è ormai diventata l’altra. Tale circostanza è collegabile alla complessità e alla ricchezza semantica della parola «casa». David Fitzpatrick, analizzando le lettere degli emigranti irlandesi in Australia, ha identificato ben nove significati differenti, cha spaziano dall’abitazione, alla famiglia, al villaggio, fino alla patria, normalmente riferite al luogo di partenza:[41] in alcune esperienze di migranti questa pluralità di significati include anche la nuova casa acquisita nei luoghi di emigrazione, complicando ulteriormente il quadro semantico. In terzo luogo il momento del ritorno ha messo in gioco il problema dell’identità e dei mutamenti della personalità prodotti dal processo migratorio. Dopo anni, e talvolta una vita, passati all’estero da stranieri ma con una identità ancorata a un preciso luogo, è arrivata la scoperta di essere stranieri anche nell’unico posto al mondo cui si credeva di appartenere di diritto. Accanto a questa, in quarto luogo, c’è anche la consapevolezza dell’arricchimento psicologico prodotto dall’aver passato lunghi periodi all’estero, che a sua volta rappresenta tuttavia un ulteriore elemento di distanza fra chi non si è mai mosso e chi ha visto il mondo. Infine, soprattutto nel caso delle visits home, di quanti hanno deciso di fermarsi definitivamente all’estero o dei figli di questi ultimi, compare la riscoperta della bellezza dei luoghi nativi, assieme alla possibilità di osservarli con l’occhio ammirato del turista, e l’elaborazione dell’orgoglio di appartenervi e di poterli

in qualche modo annettere all’immagine di sé offerta agli altri. Come ultima considerazione devo aggiungere anche che, nel tentativo di scandire per meglio definire le varie tipologie di ritorno sperimentate dagli emigranti

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Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2009/14