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Il titolo del mio articolo sintetizza una suggestione di ricerca per un argomento che non ha storia, più precisamente non ci sono documenti diretti a testimoniare questa memoria, nella quale si sono consumate le vite di tante donne.

Il filo rosso che congiunge le tappe dell’evoluzione femminile è spesso interrotto da nodi problematici, la svalorizzazione della donna attraverso la strumenta lizzazione delle «malattie sociali» è uno di essi e scioglierlo non è semplice, innanzitutto per la mancanza (o l’infedeltà) delle fonti; è questo un itinerario di ricerca che tra i suoi ostacoli incontra l’«invisibilità» della migrante, voluta da un apparato sociale che si proponeva di mantenere l’inferiorità della donna anche attraverso la sua irrilevanza documentale, ma ritengo che possa essere comunque illuminante affrontare tale percorso, quantomeno per gli esiti met- odologici dell’indagine in un settore non ancora completamente acquisito alla conoscenza contemporanea.

La documentazione di cui dispongono gli storici è determinata, fondamental- mente, da due tipi di fattori: quelli che «creano» le fonti e quelli che le «con- servano». La documentazione sulla mobilità occupazionale femminile è stata creata dall’organizzazione sociale della produzione - nelle sue varie declinazioni -te dalle diverse agenzie sociali che influenzavano gli atteggiamenti collettivi nei confronti delle migranti; la conservazione delle fonti, invece, rappresenta un momento di affinamento - e di censura - nella costruzione della memoria, così che per il soggetto di mio interesse questo ha significato un ulteriore con- tenimento delle sue vicende documentate e la necessità per me di affrontare approcci alternativi di ricerca. Inoltre, la conservazione delle testimonianze sulle emigrate impone di sottolineare la discutibile rappresentatività del mate- riale giunto sino a noi, sicuramente per la selezione fatta in funzione di precisi intendimenti archivistici - ispirati alla rimozione della cattiva coscienza di chi governava -, ma pure per la scarsa produzione documentale diretta su questo fenomeno in epoca storica.[1]

Le organizzazioni sociali della produzione creavano la documentazione volta ad ascrivere le lavoratrici nelle varie mansioni e a quantificare la loro attività per una remunerazione. Gli aspetti socio-assistenziali, igienici, la progressione di carriera, le rivendicazioni, nonché tutta una serie di altri elementi cui ci ha abituato il contemporaneo mondo del lavoro, erano di là da venire, pertanto da queste carte nulla traspare della «donna» e ciò che concerne la lavoratrice è solitamente troppo sterile per prestarsi ad una esaustiva analisi di genere della

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Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2009/14