Ore di città/27  (1988) 
by Delio Tessa
Ore di città edizione postuma

Scherzo edit

Volete guadagnare mille lire? Cercate un pappagallo! Forse, per quanto laceri e sbiaditi, troverete ancora degli avvisi alle cantonate. Se vi capita di vederne uno su un tetto con quell'aria astratta che hanno i pappagalli e che poi vien fuori a dirvi: «Calze Barbesti, Calze Barbesti» dite subito: «È lui!» Portatelo al suo padrone che l'ha perso e le mille lire son vostre. «Calze Barbesti» sembra essere tutto il suo programma. È un po' poco ma in compenso è conciso e attrae per il suo mistero. Che nesso ci può essere fra le calze e il signor Barbesti? Molti uomini-pappagalli hanno un programma ben più esteso sui dischi della loro memoria ma poi, quando li passano al grammofono delle corde vocali risultano di nessun interesse. Questa gente vale - artisticamente parlando - meno assai di mille lire! Pensate un po': se il pappagallo torna a casa del suo vecchio padrone, le cose vanno a posto perché fra i due c'è di sicuro un'intesa; l'uno sa perché l'altro dice «Calze Barbesti» ma se dovesse farsi un nuovo padrone, lui e i suoi eredi, ora per ora, minuto per minuto si troverebbero di fronte a un mistero: «Calze Barbesti!» «Che cosa vuole questo pappagallo? Che il signor Barbesti gli comperi le calze?» Il marito chiederebbe alla moglie: «Conosci tu una ditta che si intitoli: Calze Barbesti?» «No - risponderebbe la signora - ne conosco altre ma non questa».

Anche i pappagalli sono diventati ermetici, poeti ungarettiani... «Calze Barbesti... m'illumino d'immenso...»

Una volta erano dei semplici Loreti alla buona che si azzuffavano a parole coi ragazzi della contrada:

«Loreto!»
«Và a scola!»
«Loreto!»
«Và a bottega!»
«Loreto!»
«Coppet!!»

Tutti i ragazzi ridevano a crepapelle e ballavano e facevan festa al verdissimo parlatore che si chiudeva in dignitoso silenzio. Ma se oggi - lo immaginate voi? - un pappagallo in una strada qualunque venisse fuori con un «Calze Barbesti» davanti a un gruppo di ragazzi... che direbbero i ragazzi?

Niente direbbero. Rimarrebbero tristi e pensosi a quel continuo: «Calze Barbesti... Calze Barbesti...» e infine, a uno... a uno... se ne andrebbero...

Un amico in piazza mi ferma e mi dice:

«Hai letto la réclame del pappagallo? Che trovata!»

«Ma come? Era una réclame?»

Sono duro di comprendonio e non avevo capito. Mi hanno pescato! Ma adesso, vorrei pescar loro.

E se prendessi un vecchio pappagallo di quelli pronti di memoria e facili di parola e gli facessi imparare il ritornello «Calze Barbesti» e se poi mi presentassi a quei signori della réclame, dicendo: «Ecco il vostro pappagallo!» Me le darebbero o non me le darebbero le mille lire?

Vi do, per niente, il mio parere d'avvocato.

Sono certo di sì.