Ore di città/45
Cinema d'altri tempi
editMolti non li hanno neanche visti, altri non se li ricordano più.
Non parlo di mio padre a Parigi; entrò guardingo per la prima volta in una sala cinematografica. Ecco là il raggio di luce che parte dal fondo verso lo schermo e, fin qui, va bene; lanterna magica! Ma poi la gente si muove, si muove davvero e allora mio padre, prima di andar via, dà una furtiva occhiatina dietro il telone per accertarsi che lì non c'è proprio niente... Aveva visto - e lo raccontava sempre - la battaglia dei cuscini. In un dormitorio di collegio, alcune educande in camicia si prendevano a cuscinate, poi i cuscini si sfasciavano e andava lana da tutte le parti e mio padre concludeva: «El rid ch'emm faa!» Aveva anche visto l'arrivo del treno. Gli era rimasto in mente un signore che, per una sua piccola necessità, si guardava in giro e cercava... cercava un posto che non riusciva a trovare...
A Milano i primi cinematografi io li ho ammirati alla Fiera di porta Genova. Curiosità esotiche, arrivavano su quattro ruote coi serragli e con le giostre. Uno di essi, il più modesto e il più a buon mercato, andava ancora a manovella e ballava ch'era un piacere. Ma gli altri avevano le loro belle macchine a vapore lucenti e fumanti che producevano l'energia elettrica per la luce e per il resto.
«Si dà principio!... all'interno!... all'interno signori!... entrino!... entrino!...» Ma, di dentro, si aspettava delle buone mezz'ore, fin tanto che fosse pieno. Oggi si fa gran chiasso pei film colorati, ma io, nel 1901 o nel due, ho visto, e a colori, la storia di Cappuccetto Rosso e lo scontro dei treni. Un trenino stava valicando un viadotto e doveva imboccare una galleria, ma dal tunnel ecco sbucare impetuoso un altro convoglio e investire il trenino che precipita a valle dal ponte. Entusiasta, ho mandato mio zio a vederlo. Lui ci è andato, ma di ritorno m'ha detto: «L'è on trucch!» Sono rimasto male.
In città credo che le prime proiezioni comparvero nella sala del vecchio teatro milanese in corso Vittorio Emanuele per quindici o venti giorni al massimo. Noi tre aspettavamo il nostro turno in piedi per poter entrare coll'altra gente. Finalmente, quelli escono ed ecco il signor Chilò - un amico di mio padre - con tutta la sua famiglia che ci viene incontro; lo vedo ancora; alza le braccia festosamente ed esclama: «Andee dent... andee dent... che l'è bell!»
Dopo i soliti pompieri che accorrevano a spegnere il solito incendio, abbiamo visto la comica finale. Un uomo in camicia da notte e papalina buttava per aria lenzuola, cuscini e materassi per cercare una pulce.
Ma il primo cinematografo stabile a Milano s'è impiantato in via Cesare Cantù. Ha cambiato nome, ma c'è ancora. Non c'è più invece quello che ritengo il secondo; il cinema Volta demolito con la Galleria De Cristoforis. Aveva per strillone fuori della porta un bel tipo. Un uomo tutto frizzi e cerimonie per invitare i passanti. Arrancava su una gamba di legno.
«Questa sera... Ettore Fieramosca!... Trentesima replica... Ettore Fieramosca... ovverossia... Ettore Fierabarba!» Alla fine dello spettacolo compariva ancor lui, in cinema; si cavava il berretto e salutava il pubblico.