identificata, a seconda dei casi, con l’abilità nell’assumere decisioni, la propensione al rischio, la capacità di innovare, la ricerca del profitto o la prontezza nel cogliere eventuali opportunità di guadagno.[2] L’individuazione delle caratteristiche essenziali dell’imprenditore risulta forse ancora più problematica in un’economia preindustriale, dove la definizione del comportamento e della mentalità degli attori economici incrocia il dibattito sulla presenza o meno di uno spirito capitalistico, con i relativi attributi di razionalità economica, ricerca del profitto e attenzione all’accumulazione del capitale.[3]
Il caso della ditta Valentino e Isidoro Salvadori di Trento, attiva tra la seconda metà del Seicento e la fine dell’Ottocento, consente di approfondire alcuni meccanismi dell’azione imprenditoriale in antico regime.[4] Benché ai Salvadori non sia possibile applicare il concetto schumpeteriano di imprenditorialità, dal momento che non si riscontra una particolare innovatività quanto a prodotti, tecnologie, modalità organizzative, fonti di approvvigionamento e mercati di sbocco, questi mercanti-imprenditori manifestarono un considerevole dinamismo nel cogliere le opportunità di profitto, variando tipologie d’azione e settori di intervento, e seppero creare un’ impresa solida, capace di sopravvivere a diversi passaggi generazionali.
Partendo dal presupposto che il successo mercantile in antico regime possa essere sostanzialmente ricondotto alla combinazione di tre fattori - la dotazione di risorse di un’ impresa, la maturazione di un insieme di abilità e competenze, e l’inserimento in una rete relazionale in grado di favorire gli scambi -, è possibile interpretare l’ascesa della ditta Salvadori tra Sei e Settecento adottando quale chiave di lettura l’accumulazione del «capitale», inteso nella sua accezione più ampia di capitale economico, umano e sociale. Il ruolo pervasivo svolto dalla famiglia in questo processo evidenzia come i vantaggi dell’impresa famigliare possano superare gli elementi di debolezza,[5] consentendo la formazione di una dinastia imprenditoriale capace di realizzare una progressiva accumulazione di risorse, conoscenze e competenze, e di conferire quella continuità agli affari necessaria al consolidamento di un’estesa rete di relazioni fiduciarie.
Le strategie della ditta Salvadori: un quadro d'insieme
Le principali scelte strategiche adottate dai Salvadori risposero all’esigenza di valorizzare le risorse di cui l’impresa era dotata, e contribuirono a loro volta a crearne di nuove. Quando, nel 1664, Valentino e Isidoro Salvadori si trasferirono