Svizzera e Cantone Ticino confrontati con il rimpatrio
Già in Italia, alcuni concittadini della colonia di Milano provvidero a costituire a fine 1942 una «Società mutua d’assicurazione danni di guerra» al fine di mantenere il capitale svizzero in Italia e sostenere anche nel dopoguerra la posizione economica e industriale raggiunta da diverse famiglie svizzere residenti in Italia da più generazioni.[34]
Su suolo elvetico, il rientro di massa richiese da parte della Confederazione l’organizzazione di strutture che si occupassero della loro accoglienza e assistenza per bisogni primari (alloggio, vitto, vestiario) e per quelli di lungo termine (occupazione professionale). In primo luogo, i rimpatriati furono accolti alla frontiera da appositi commissariati che li avrebbero poi indirizzati verso campi di internamento oppure «liberati» nelle strutture apposite (hotel, pensioni 0taltro).[35] I meno fortunati, senza risorse finanziarie proprie e sprovvisti di un adeguato sostegno da parte dei famigliari, furono invece internati alla stregua dei rifugiati di altre nazionalità, malgrado godessero di particolari condizioni di accoglienza.[36]
In un secondo tempo, poi, essi venivano assistiti dalla Confederazione e da enti privati, allo scopo di essere reintegrati nella società d’origine. In particolare, nel dicembre 1938, a seguito delle numerose richieste di assistenza ricevute proprio da rimpatriati, il «Soccorso svizzero d’inverno» decise di creare un’apposita struttura che si occupasse del loro caso specifico. Insieme ad altri enti statali e caritativi, fondò quindi la «Zentralstelle für Rückwandererhilfe» con sede a Zurigo.[37] Tra il 1938 e il 1941, sulla spinta dei nuovi arrivi, furono aperte altre nove filiali.[38] Delle sedi ticinesi di Lugano e Bellinzona non abbiamo purtroppo informazioni di rilievo, se non che la sede di Lugano fu costituita il 1o luglio 1940 con il compito di assistere i rimpatriati in Ticino e nelle valli italiane dei Grigioni e che cessò la sua attività alla fine del 1947, quando l’incarico fu trasferito al Servizio cantonale dell’assistenza.[39] Dal canto loro, i rimpatriati fondarono la «Federazione delle Associazioni degli Svizzeri rimpatriati dall’Estero».[40]
I finanziamenti per aiutare i rimpatriati provennero in gran parte dalla Con- federazione e in parte minore dai Cantoni e da raccolte di fondi avvenute presso le varie colonie svizzere nel mondo e presso gli svizzeri in patria. Comples- sivamente, tra il 1o settembre 1939 e l’inizio del 1946, la Confederazione pagò per circa 60’000-65’000 rimpatriati la cifra di 54 milioni di franchi;[41] nell’ottobre 1946 stanziò poi un ulteriore credito di 75 milioni di franchi per