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soccorrere gli svizzeri rimasti all’estero e quelli rimpatriati. Da parte sua, il Cantone Ticino assistette i bambini rimpatriati nel novembre 1940 con un sussidio di 10’000 franchi[42] e contribuì nell’ottobre 1946 al credito federale con 400’000 franchi. Tra le colonie svizzere che si mobilitarono, ricordiamo il consolato di Svizzera a New York che nel gennaio 1944 lanciò una colletta presso i connazionali e la colonia svizzera della Renania che contribuì ad aiutare gli svizzeri rientrati in patria a causa dei bombardamenti di cui erano rimasti vittime.[43] Anche la colonia svizzera in Italia, poi, si dimostrò solidale attraverso l’iniziativa del direttore generale della Ditta Gondrand a Milano, Claude Petitpierre, preoccupato della sorte degli impiegati svizzeri costretti al rimpatrio poiché rimasti senza lavoro.[44] Quest’ultimo intraprese infatti una raccolta di fondi versati all’«Ufficio centrale di soccorso ai reduci dall’estero». La moglie di Brenni, inoltre, fece costruire a Como, nel 1944, una baracca di legno per accogliere gli svizzeri provenienti dal Sud Italia e desiderosi di rimpatriare (la casa era stata messa a disposizione dalla Maison Suisse Griesser di Como).[45] Per far fronte alle spese massicce, tra il 1942 e il 1945 furono pure organizzate delle campagne di raccolta di fondi in Svizzera (fig. 1).[46] Anche in Ticino la stampa, molto sensibile alla problematica dei rimpatriati durante tutto l’arco degli anni Quaranta[47] (oltre che dei rifugiati), invitò a più riprese i lettori a fare delle donazioni di denaro, vestiti e mobilio facendo leva sui sentimenti di solidarietà nei confronti dei compatrioti della Quinta Svizzera (fig. 2). Per Georges Wagnière (ministro di Svizzera negli anni Trenta) si trattava di «dimostrar loro che la solidarietà confederale non è una vana parola, è dovere sacro del popolo svizzero».[48]

Le esigenze finanziarie erano infatti alte, a causa delle molteplici e variegate mansioni svolte dalla sede centrale di Zurigo dell’«Ufficio Centrale di soccorso ai rimpatriati dall’estero» e dalle sue filiali, e a causa dell’alto e crescente numero di assistiti. Gli obiettivi prefissati, come si legge nel comunicato della «Conferenza per il soccorso ai rimpatriati» tenutasi a Zurigo nell’ottobre 1942 erano «di portar soccorso materialmente e moralmente allo svizzero tornato dall’estero caduto senza propria colpa nel bisogno, ed ai suoi familiari».[49] La Conferenza intendeva infatti procurare al rimpatriato «informazioni, consigli e provvedimenti», oltre che accordare denaro, vestiti e viveri, concedere borse di studio, finanziamenti per il perfezionamento professionale e prestiti, assisterlo nella ricerca del lavoro.

Il numero di assistiti era considerevole. Nel 1941 la «Conferenza per il soccorso ai rimpatriati» offrì sostegno a 3283 rimpatriati con una somma comples-

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Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2009/14